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PERDERSI, Lisa Genova




La mia lettura

Badate. Questo libro vi toglie tutto.
Perdersi, buon Dio, quale (dis)attenzione editoriale abbia generato questo titolo così impietosamente esatto e letale, così perfettamente antitetico all'originale Still Alice, non saprei dire. Ma è come rigirare volutamente il coltello nella piaga.
Alice Howland è quel che si definisce una donna realizzata, affermata nel lavoro, in un ambiente competitivo quale si può immaginare essere quello accademico di Harvard per una donna, brillante docente di psicolinguistica, agenda fittissima, fra voli che la spediscono di qua e di là dell'oceano per conferenze, ma anche madre e moglie, con una figlia che le dà soddisfazioni e un'altra, Lydia, l'attrice, la ribelle, che le dà invece preoccupazioni, e un marito, amatissimo, ma con cui forse divide ormai troppo poco della sua vita così frenetica. Ecco, immaginate ora che tutto questo tanto faticosamente conquistato, finisca pian piano con lo sgretolarsi, non per una causa esterna più o meno accettabile, ma perché qualcosa nel suo cervello, quella parte di sé su cui lei fa più affidamento e di cui più va fiera, la tradisce, i suoi neuroni a un tratto si inceppano, non le danno più segnali, e la realtà che i suoi occhi le mostrano non è più codificabile. Le parole le sfuggono, sono lì che galleggiano davanti a lei, ma non sa più afferrarle, i luoghi, le strade in cui si sposta abitualmente divengono labirinti impenetrabili e sconosciuti, la sua mappa mentale è danneggiata senza rimedio e i buchi non fanno che allargarsi, ingoiando la memoria di ogni cosa, cose piccole ma fondamentali, all'inizio, come vestirsi, poi ciò che ha di più prezioso, la sua famiglia: i loro nomi, i volti, li perde, li ritrova, ma fino a quando? A un certo punto saranno perduti, per sempre, ed è terribile, certo, ma c'è di peggio, il peggio sarà perdere se stessa. L'Alzheimer, questo è il grido disperato e disparatamente silenzioso di Alice, non è quel tipo di malattia contro cui la gente dirà che avete lottato con dignità, perché sarà proprio la dignità, quel sentirsi degni di attenzione e considerazione, la prima cosa che vi verrà tolta, ma allora, cosa significa? Deve pensare che la vita non sarà più sua quando dipenderà da qualcun altro e non saprà più ritrovarsi, quando cioè Alice Howland cesserà di avere un significato per lei? Il problema comunque non riguarda Alice sola. Suo marito John, che deve decidere se cogliere o meno una grossa opportunità di lavoro per la ricerca scientifica, non sa come comportarsi. Alice, la sua Alice, la donna forte e intelligente che l'ha sempre sostenuto, non avrebbe mai voluto vederlo gettare via la sua carriera, ed è del tutto impreparato al fatto che lei invece adesso gli stia chiedendo di mettere loro per prima, perché forse questa è l'ultima occasione che hanno per essere ancora "loro".

Lui amava il suo cervello. Come avrebbe potuto amarla senza di esso?

Lisa Genova è una che osa. Starle dietro è doloroso. Come regredisce e si assottiglia la sua scrittura fino a captare quella zona liminare della perduta coscienza del proprio «io» è un qualcosa di agghiacciante. Che poi uno scrittore riesca ad ottenere questo effetto con l'universalmente schifata terza persona la dice lunga sulla solidità della presa che sa tenere sulla narrazione.

Parlavano di lei come se non fosse seduta in poltrona a pochi passi da loro. Parlavano di lei, davanti a lei, come se fosse sorda. Parlavano di lei, davanti a lei, senza coinvolgerla, come se avesse l'Alzheimer. 

Ho detto che questo libro vi toglie tutto? Sappiate che non scherzavo. Ma con altrettanto cieca fiducia dovete credermi quando dico che quello che vi dà, in compenso, è tanto. Cioè. Tantissimo. Quella trasfigurazione dell'amore che Alice non riusciva a vedere, proprio perché può esistere solo come percezione, in un luogo che non ha bisogno di essere illuminato dalla ragione.



Perdersi | Lisa Genova | Traduzione di Laura Prandino | Edizioni Piemme 2010 | 293 p. | euro 13,00


Parole nuove: episiotomia, mesa, preeclampsia, sequenziare;

Bonus track: Even in the shadows, Enya



Il verdetto della Balena Parlante: ★★★★★


Commenti

  1. Io ho letto di lei solo Tre sassi bianchi, mi ero ripromessa di leggere anche questo titolo ma l'Alzheimer... brutta bestia. Ancora non ci ho fatto pace. Recensione bellissima!

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    1. Prima di leggere questo libro (che fa malissimo, lo ribadisco) e parliamo di un po' d'anni fa, tutto quello che sapevo sul morbo di Alzheimer veniva da "Le pagine della nostra vita", ma lì è solo la punta dell'iceberg, Lisa Genova scava e scava, così il discorso non è più sulla malattia, ma sull'identità, su cosa ci rende quello che siamo e questo è uno dei motivi per cui è il gran bel libro che è e perciò consigliatissimo.

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  2. Io ho letto di lei solo Tre sassi bianchi, mi ero ripromessa di leggere anche questo titolo ma l'Alzheimer... brutta bestia. Ancora non ci ho fatto pace. Recensione bellissima!

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  3. Io ho letto di lei solo Tre sassi bianchi, mi ero ripromessa di leggere anche questo titolo ma l'Alzheimer... brutta bestia. Ancora non ci ho fatto pace. Recensione bellissima!

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  4. Dopo averti letta non posso che segnarmi il titolo in attesa di essere emotivamente pronta per questa lettura.
    Un abbraccio,
    Stefi

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    1. Uno di quei libri che più che leggerli finisci per viverli. Di una bellezza tremenda.
      Abbraccio stretto stretto, grazie Stefi.

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  5. Risposte
    1. Grazie di cuore Lea, ho cercato di tirare fuori il meglio di me per un libro così. Fa sempre piacere leggerti.

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  6. Hai ragione sul titolo, strana la scelta di tradurlo in maniera diametralmente opposta. Per quanto riguarda il contenuto, al momento non me la sento di intraprendere una lettura così forte, anche se so che mi emozionerebbe molto.

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    1. Oh, ciao Little Pigo, grazie di essere passata (anzi, scusa, avevo letto secoli fa il tuo commento, e mi ricordo solo ora di risponderti). Sì. il bisticcio che si crea è curioso, ma in effetti ha senso e genera una complementarità che non mi dispiace. Comunque, quando ti sentirai pronta ad affrontarlo, posso dirti sin d'ora che non te ne pentirai.

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