La mia lettura
Ci sono ogni tanto quei libri che ti stupiscono. Non parlo di quello stupore che ti prende a fine lettura e ti fa dire "Oh cavolo, che cosa ho letto!", e tu guardi e rimiri il libro come avessi chissà quale prodigio o mistero tra le mani; no, io pensavo a qualcosa di più piccolo, di più discreto, ma non meno significativo: sono dettagli, curiosità, parentesi di empatia inaspettata che ti strizzano il cuore almeno un po' e, cosa ancora più bella, ti fanno riflettere. Perché, vi garantisco, si può amare un libro anche per queste che ai più sembreranno sciocche piccolezze.
Ad esempio Fangirl (e io prima di leggere la sentitissima recensione di Adele - qui - neppure sapevo esistesse la parola "fangirl"), che già a partire dal genere, la fa una sua candida rivoluzione, quando di recente il Young Adult proprio di quella spontaneità, di quell'ingenuità che nasce dalla confusione dei primi turbamenti e delle mille domande e insicurezze, si è tristemente impoverito, e quando tu invece, se ripensi a cose di una delicatezza unica come La ragazza che voleva essere Jane Austen, ancora ti senti smuovere qualcosa dentro e pensi a quanto sia profondamente ingiusto che oggi una ragazzina di dodici anni (dodici anni, capite? Quando alle medie lotti con le unghie e con i denti per sopravvivere a una te stessa ancora informe) non abbia una Julia Lefkowitz con cui fraternizzare.
Perciò è carino che a volte ancora spunti fuori una Rainbow Rowell a regalare a dei lettori adolescenti un personaggio come Cath. Lei sì che ha qualcosa da raccontare.
Sarà che io, seppur studentessa universitaria fuori corso da due anni, quei primi giorni di smarrimento, buttata così allo sbaraglio, senza piani, senza bussola, trincerata nella mia timidezza cronica, me li ricordo spaventosamente bene? Sarò io di parte, che eccome se la capisco quella sensazione di sentirsi bloccata, ogni santo giorno come se un ostacolo fisico si frapponesse fra te e quello che vuoi fare, quello che vuoi essere?
Onestamente, io direi di no.
Perché questa è solo una parte della storia.
Dietro quello scudo di insofferenza e diffidenza verso la vita, spostando lo sguardo oltre quel mondo segreto che è Carry On, il mondo della fan-fiction, la dimensione che Cath ha creato per sé, dove potersi sentire al sicuro, al riparo da una realtà troppo ... reale, che lei rifiuta ostinatamente, dietro tutto questo (che non è poi così poco, dato che di scrittori che si prendano la briga di raccontare l'adolescenza all'epoca del virtuale non è che in giro se ne trovino), c'è molto altro. Solo che tu lettore non lo scopri subito, anche se qualche indizio qua e là in effetti c'è: la gemella Wren, che ha fretta di allontanarsi dal nido e conquistare la sua indipendenza, papà Art, quanta tenerezza fa quest'uomo, con i suoi picchi di follia e il desiderio di essere un buon padre a tutti i costi, e poi quel grande vuoto, che tutti e tre si sforzano di far sembrare più piccolo, una madre assente, il cui unico regalo per le figlie è stato un nome da fare a metà (provate a pronunciare "Cather" e "Wren" come un'unica parola, ne verrà fuori qualcosa di simile a "Catherine"). Finché ad un certo punto, ecco la svolta. Anzi, posso dirvi il numero preciso della pagina, 247, capitolo 18, perché è da lì che inizio a leggere Fangirl con un occhio diverso: personaggi e situazioni che fino a poco fa non sapevo come o dove collocare, acquistano un senso e uno spazio definiti, intuisco qual è la vera Cath, quella di cui lei ha paura e che finora mi ha tenuto disperatamente nascosta; addirittura, ora che riesco a vederci più chiaro, trovo anche il tempo per realizzare che tanta genuina, squisita, adorabile pudicizia in un libro era un bel po' che non mi capitava, e sì che qui siamo ben lontani dalle scabrose nottate newyorkesi ormai praticamente da manuale, qui niente alcool nei bar, i ragazzi frequentano corsi di agronomia, Reagan, il tipetto più spigliato e grintoso fa clamorosa eccezione. Insomma il Nebraska in sottofondo si fa sentire.
In particolare però c'è una cosa di cui mi accorgo: questo libro che, inevitabilmente. tutti leggono come l'Hakuna Matata dell'autentica fangirl, a me sembra che in fondo voglia essere tutt'altro. Alla fine il lettore non saprà mai se la grande impresa di Cath, scrivere il suo finale per Simon e Baz, battendo sul tempo l'uscita in libreria dell'epilogo della saga, davvero le riuscirà. Ma non è quello che conta, non più. La battaglia con una professoressa che non approva le fan-fiction, una compagna di stanza disinibita e soprattutto Levi, Levi che sa essere tutto quello di cui hai bisogno, il distributore automatico di sorrisi o il Grillo Parlante, porteranno la nostra protagonista a compiere quella che per ogni bravo scrittore è la scelta più coraggiosa: scrivere la storia che ha sempre avuto dentro di sé.
Fangirl, capite bene, è uno di quei libri che ha in sé più di quanto non sembri, puoi leggerlo in tutti i modi che vuoi, ad ogni età, troverai sempre ciò che ti serve: il primo batticuore, l'età teen in cui non esistono sogni impossibili, una famiglia un po' pazza che lotta per non andare in pezzi, una ragazza e la sua strada per diventare adulta.
Parole nuove: /
Bonus track: Here comes the sun, The Beatles
Il verdetto della Balena Parlante: ★★★
Perciò è carino che a volte ancora spunti fuori una Rainbow Rowell a regalare a dei lettori adolescenti un personaggio come Cath. Lei sì che ha qualcosa da raccontare.
Sarà che io, seppur studentessa universitaria fuori corso da due anni, quei primi giorni di smarrimento, buttata così allo sbaraglio, senza piani, senza bussola, trincerata nella mia timidezza cronica, me li ricordo spaventosamente bene? Sarò io di parte, che eccome se la capisco quella sensazione di sentirsi bloccata, ogni santo giorno come se un ostacolo fisico si frapponesse fra te e quello che vuoi fare, quello che vuoi essere?
Onestamente, io direi di no.
Perché questa è solo una parte della storia.
Dietro quello scudo di insofferenza e diffidenza verso la vita, spostando lo sguardo oltre quel mondo segreto che è Carry On, il mondo della fan-fiction, la dimensione che Cath ha creato per sé, dove potersi sentire al sicuro, al riparo da una realtà troppo ... reale, che lei rifiuta ostinatamente, dietro tutto questo (che non è poi così poco, dato che di scrittori che si prendano la briga di raccontare l'adolescenza all'epoca del virtuale non è che in giro se ne trovino), c'è molto altro. Solo che tu lettore non lo scopri subito, anche se qualche indizio qua e là in effetti c'è: la gemella Wren, che ha fretta di allontanarsi dal nido e conquistare la sua indipendenza, papà Art, quanta tenerezza fa quest'uomo, con i suoi picchi di follia e il desiderio di essere un buon padre a tutti i costi, e poi quel grande vuoto, che tutti e tre si sforzano di far sembrare più piccolo, una madre assente, il cui unico regalo per le figlie è stato un nome da fare a metà (provate a pronunciare "Cather" e "Wren" come un'unica parola, ne verrà fuori qualcosa di simile a "Catherine"). Finché ad un certo punto, ecco la svolta. Anzi, posso dirvi il numero preciso della pagina, 247, capitolo 18, perché è da lì che inizio a leggere Fangirl con un occhio diverso: personaggi e situazioni che fino a poco fa non sapevo come o dove collocare, acquistano un senso e uno spazio definiti, intuisco qual è la vera Cath, quella di cui lei ha paura e che finora mi ha tenuto disperatamente nascosta; addirittura, ora che riesco a vederci più chiaro, trovo anche il tempo per realizzare che tanta genuina, squisita, adorabile pudicizia in un libro era un bel po' che non mi capitava, e sì che qui siamo ben lontani dalle scabrose nottate newyorkesi ormai praticamente da manuale, qui niente alcool nei bar, i ragazzi frequentano corsi di agronomia, Reagan, il tipetto più spigliato e grintoso fa clamorosa eccezione. Insomma il Nebraska in sottofondo si fa sentire.
In particolare però c'è una cosa di cui mi accorgo: questo libro che, inevitabilmente. tutti leggono come l'Hakuna Matata dell'autentica fangirl, a me sembra che in fondo voglia essere tutt'altro. Alla fine il lettore non saprà mai se la grande impresa di Cath, scrivere il suo finale per Simon e Baz, battendo sul tempo l'uscita in libreria dell'epilogo della saga, davvero le riuscirà. Ma non è quello che conta, non più. La battaglia con una professoressa che non approva le fan-fiction, una compagna di stanza disinibita e soprattutto Levi, Levi che sa essere tutto quello di cui hai bisogno, il distributore automatico di sorrisi o il Grillo Parlante, porteranno la nostra protagonista a compiere quella che per ogni bravo scrittore è la scelta più coraggiosa: scrivere la storia che ha sempre avuto dentro di sé.
Fangirl, capite bene, è uno di quei libri che ha in sé più di quanto non sembri, puoi leggerlo in tutti i modi che vuoi, ad ogni età, troverai sempre ciò che ti serve: il primo batticuore, l'età teen in cui non esistono sogni impossibili, una famiglia un po' pazza che lotta per non andare in pezzi, una ragazza e la sua strada per diventare adulta.
Fangirl | Rainbow Rowell | Trad. di Federica Merani | Piemme 2016 | 516 p. | euro 17,00
Parole nuove: /
Bonus track: Here comes the sun, The Beatles
Il verdetto della Balena Parlante: ★★★
Sai già che ho amato questo libro! La tua recensione è bellissima ^^
RispondiEliminaChissà perché avevo il sospetto che il tuo sarebbe stato il primo commento in arrivo?
EliminaDiciamo che se Rowell nella prima parte l'avesse sfoltito un po', avrei apprezzato tutto molto di più. Resta il fatto però che secondo me ha realizzato qualcosa di veramente significativo.
Quanto vorrei leggerlo! È almeno un anno che questo libro mi tenta! X3
RispondiEliminaTu devi leggerlo PER FORZA! La parte della love story con Levi magari è un tantino zuccherosa, ma sono sicura che Cath ti piacerà.
Eliminavedo sempre questo libro quando vado in libreria ed ero molto curiosa, finalmente ne so qualcosa di più!!!
RispondiEliminahttp://www.audreyinwonderland.it/
Oh! Sai, ora che ci penso, mentre scrivevo la recensione davo praticamente per scontato che tutti lo conoscessero e di conseguenza forse non ho dato molto spazio alla trama, ma c'erano troppe cose più importanti che valeva la pena analizzare. Spero di esserti stata comunque utile.
EliminaChe bella recensione Rosa! Questa frase racchiude anche il mio pensiero :"Fangirl, capite bene, è uno di quei libri che ha in sé più di quanto non sembri, puoi leggerlo in tutti i modi che vuoi, ad ogni età, troverai sempre ciò che ti serve." Sono i libri migliori ;-)
RispondiEliminaun abbraccio da Lea
Sempre graditissime le tue parole, Lea (e anche i tuoi abbracci, se è per questo!).
EliminaCe l'ho in lista da secoli ma ancora non l'ho letto, la tua recensione è molto bella e mi invoglia ancora di più! :)
RispondiEliminaSpero che questa piccola spinta di porterà tra le braccia di un libro che ti piacerà.
EliminaCome al solito mi provochi un fiume di parole.
RispondiEliminaInnanzitutto mi complimento per la grafica nuova (scusa se non l'ho notata prima ma purtroppo continuo inevitabilmente ad assantarmi per lunghi periodi dal mondo blogger), è molto sobria ed elegante e al tempo stesso fresca e moderna.
Detto questo non posso che rinnovarti i complimenti perchè hai uno stile di scrittura immersivo e coinvolgente, mi hai tenuta incollata alla recensione dall'inizio alla fine.
Ho letto Fangirl, non recentemente, però ricordo alla perfezione le sensazioni che ho provato nel leggerlo, aiutata dal fatto che me le hai fatte rivivere con le tue parole.
Penso che non puoi avere più ragione quando sostieni che più che un inno al "fangirlismo" sia una più delicata sonda introspettiva per il lettore.
Proprio in quest'ottica non trovo scelta musicale più azzeccata di Here comes the sun che ne condivide la forza penetrativa e il calore che rilascia interiormente.
Come al solito è sempre un piacere leggerti, a presto! :)
Tranquilla, io i tuoi commenti-fiume li adoro! Anche perché riesci sempre a cogliere con esattezza tutto quello che vorrei passasse dalle mie recensioni. Ecco, mi dai una soddisfazione immensa.
EliminaP.S. Non immagini che gioia (e che sollievo!) sapere che apprezzi il nuovo vestito del blog, tu che quanto a bellezza grafica sei al top.