Miei cari lettori, dopo due giorni di dovuta e necessaria astinenza dal PC, eccomi pronta, da questo capo del web, a tornare alla ribalta: attenzione, riflettori su ... il giorno di Natale.
Ohhhhhhhh ... iniziamo subito col dire, come forse avrete intuito dal mio precedente post, che il Natale per me comincia con la celebrazione della messa della mezzanotte.E' qualcosa che proprio ... non avete idea ... ough, come ve lo spiego?
Solenne e lieve, gioioso e trepidante, traboccante, limpido.
O semplicemente, come si canta nel responsorio alla seconda lettura, "Oggi su tutta la terra i cieli stillano dolcezza".
Da brava e diligente drogata della saga di Twilight, potete notare dall'alto meravigliosamente in due volumi (avrò presto modo di spiegarvi il perché di questa definizione) la graphic novel del primo libro. Divorata e digerita scrupolosamente giusto ieri.
A seguire, finalmente nelle mie mani, dopo mesi di attesa, Viola, vertigini e vaniglia della spumeggiante Monica Coppola (qui il suo spassosissimo blog).
Cambio drastico e repentino di genere: La banalità del male di Hannah Arendt. Lo avrete notato In attesa sul mio scaffale, allora pensavo di leggerlo (me sventata) in Pdf, finché non ho realizzato che questo libro avrei dovuto sentirlo, viverlo, strapazzarlo, possibilmente con una matita ben temperata in mano. Mi aspetto molto da questa lettura.
Standing ovation per Olga di carta di Elisabetta Gnone, sorpresa mancata di mia madre (eh sì, l'ho sgamata in pochi secondi), ma mooooooooooooooooolto ben accetta in ogni caso.
Finiamo in bellezza. Villette della divina Charlotte Brontë, protagonista, tra l'altro, del mio primo appuntamento di Esclusivo.
La brutta notizia è che non ho ancora trovato una sistemazione dignitosa per i miei pargoli. La bella notizia è che al momento mi fanno compagnia tutta la notte dall'alto della mia scrivania, provvidenzialmente accomodata accanto al mio letto.
Il resto della giornata è filato via come un delizioso ricamo su una candida coperta di lino.
Mio fratello si è beccato in testa il tappo dello spumante, nonno per una volta ha potuto seguire la cottura dell'agnello come gli era più congeniale, la crosta delle lasagne croccante in modo impeccabile, ci siamo dimenticati (fatto epocale) della consueta partita a carte, a grande richiesta, a merenda, l'istituzionale torrone bianco rigorosamente duro.
Direi insomma ... un Natale semplice, non troppo abbondante o sontuoso, ma perfetto così com'è stato, senza quella malinconia del "è già passato". Solo la morbida sensazione di essere stati esattamente dove dovevamo essere, tra persone che amiamo e che ci amano.
A questo punto, vi saluto con una citazione di Gibran (onestamente, un autore che mi è ancora sconosciuto), un regalo della mia carissima amica D, la sera della Vigilia.
Ohhhhhhhh ... iniziamo subito col dire, come forse avrete intuito dal mio precedente post, che il Natale per me comincia con la celebrazione della messa della mezzanotte.
Solenne e lieve, gioioso e trepidante, traboccante, limpido.
O semplicemente, come si canta nel responsorio alla seconda lettura, "Oggi su tutta la terra i cieli stillano dolcezza".
Ovviamente poi, dieci minuti buoni li devi spendere (no?) per distribuire auguri di qua e di là, mentre ti avvi in processione dietro gli altri all'uscita.
Silenziosi come gatti (ssssssh, per non svegliare mamma e papà, a KO dopo una giornata giù alla pasta fresca) io e mio fratello, siamo quindi rientrati a casa, "impigiamati" (no, non lo trovate sul vocabolario!) e rannicchiati, avvoltolati sotto le coperte.
Tre secondi dopo: è mattina.
E mattina?
Sì sì sì, è mattina!!!
E tutti sanno cosa significa la mattina Natale.
Suppergiù centra qualcosa una tazza di Ciobar che mamma ha gentilmente e caparbiamente girato e rimescolato, e giù intanto un'altra zaffata di cacao (perché, secondo l'ormai consolidata tradizione natalizia, denso non ci vuole proprio, ma proprio diventare!), io che mi trastullo oziosamente, sadicamente cucchiaino minuscolo dopo cucchiaino minuscolo sotto gli occhi imploranti di mio fratello ... e poi beh ... un distinto e signorile assalto ai regali, presenziato dal nostro Signor Albero di Natale sfavillante in tutto suo bell'oro.
Ed ecco a voi, con tutto il mio immenso, scalpitante, materno piacere, le mie nuovissime adozioni libresche.

A seguire, finalmente nelle mie mani, dopo mesi di attesa, Viola, vertigini e vaniglia della spumeggiante Monica Coppola (qui il suo spassosissimo blog).
Cambio drastico e repentino di genere: La banalità del male di Hannah Arendt. Lo avrete notato In attesa sul mio scaffale, allora pensavo di leggerlo (me sventata) in Pdf, finché non ho realizzato che questo libro avrei dovuto sentirlo, viverlo, strapazzarlo, possibilmente con una matita ben temperata in mano. Mi aspetto molto da questa lettura.
Standing ovation per Olga di carta di Elisabetta Gnone, sorpresa mancata di mia madre (eh sì, l'ho sgamata in pochi secondi), ma mooooooooooooooooolto ben accetta in ogni caso.
Finiamo in bellezza. Villette della divina Charlotte Brontë, protagonista, tra l'altro, del mio primo appuntamento di Esclusivo.
La brutta notizia è che non ho ancora trovato una sistemazione dignitosa per i miei pargoli. La bella notizia è che al momento mi fanno compagnia tutta la notte dall'alto della mia scrivania, provvidenzialmente accomodata accanto al mio letto.
Il resto della giornata è filato via come un delizioso ricamo su una candida coperta di lino.
Mio fratello si è beccato in testa il tappo dello spumante, nonno per una volta ha potuto seguire la cottura dell'agnello come gli era più congeniale, la crosta delle lasagne croccante in modo impeccabile, ci siamo dimenticati (fatto epocale) della consueta partita a carte, a grande richiesta, a merenda, l'istituzionale torrone bianco rigorosamente duro.
Direi insomma ... un Natale semplice, non troppo abbondante o sontuoso, ma perfetto così com'è stato, senza quella malinconia del "è già passato". Solo la morbida sensazione di essere stati esattamente dove dovevamo essere, tra persone che amiamo e che ci amano.
A questo punto, vi saluto con una citazione di Gibran (onestamente, un autore che mi è ancora sconosciuto), un regalo della mia carissima amica D, la sera della Vigilia.
Quando amate non dovreste dire "Dio è nel mio cuore", bensì "Io sono nel cuore di Dio".
E non pensate di poter dirigere il corso dell'amore, giacché, se vi trova degni, è l'amore che dirige il vostro corso.
Babbo Natale è stato bravo, non ha dimenticato il tuo indirizzo! Buone letture Rosa :-)
RispondiEliminaOh sì, bravissimo e molto generoso.
EliminaAppena finita la sessione invernale degli esami, giuro che mi chiudo nel mio studio per un giorno intero, sola soletta in mezzo ai miei amati libri!
E grazie per essere passata a trovarmi, le tue visite mi fanno sempre tanto piacere. Buone letture e buone feste anche a te!