Ci sono libri che riescono a mettere radici dentro di te, che in qualche modo diventano parte del racconto della tua vita. Questi, classici e non, sono quelli che chiamo Libri-Cuore.
Dedico il primo appuntamento di questa rubrica a una di quelle storie che mandano al Settimo Cielo la mia Anima Romantica.
P.S. di seguito vi indirizzo alla mia recensione.
Le ultime scene stanno ancora scorrendo, con una fluidità, una naturalezza che non manca mai di sorprendermi, nessuno dei personaggi parla, l’unico suono contemplato, appena appena, è quello tenue, non invasivo della colonna sonora.
E allora, per la prima volta, credo, ho un’illuminazione.
Ecco perché. Ecco perché non riesco ad apprezzare il libro allo stesso modo. Non mi sentirete mai più dire una cosa simile, in nessun’altro caso, ma è così: qui le parole, davvero, sono inutili; di più, sono di peso.
Ho scorso le righe, le pagine, una dietro l’altra, in cerca di frasi abbastanza lievi da non spezzare quella sottile trama di immagini e sensazioni che nel film si crea senza sforzo. Questi che vi regalo sono i due piccoli quadri che sono riuscita a racimolare.
Mi è chiaro ora che già da molto tempo mi stavo avvicinando a te e tu a me. Sebbene prima del nostro incontro nessuno dei due sapesse dell’esistenza dell’altro, al di là della nostra inconsapevolezza operava con allegra noncuranza una sorta di cieca sicurezza che ha fatto sì che ci trovassimo. Come due uccelli solitari che in ottemperanza a un calcolo celeste sorvolano le praterie sterminate, per tutti questi anni e per tutta la nostra vita passata non abbiamo fatto altro che avvicinarci l’uno all’altra.
Dedico il primo appuntamento di questa rubrica a una di quelle storie che mandano al Settimo Cielo la mia Anima Romantica.
P.S. di seguito vi indirizzo alla mia recensione.
Le ultime scene stanno ancora scorrendo, con una fluidità, una naturalezza che non manca mai di sorprendermi, nessuno dei personaggi parla, l’unico suono contemplato, appena appena, è quello tenue, non invasivo della colonna sonora.
E allora, per la prima volta, credo, ho un’illuminazione.
Ecco perché. Ecco perché non riesco ad apprezzare il libro allo stesso modo. Non mi sentirete mai più dire una cosa simile, in nessun’altro caso, ma è così: qui le parole, davvero, sono inutili; di più, sono di peso.
Ho scorso le righe, le pagine, una dietro l’altra, in cerca di frasi abbastanza lievi da non spezzare quella sottile trama di immagini e sensazioni che nel film si crea senza sforzo. Questi che vi regalo sono i due piccoli quadri che sono riuscita a racimolare.
Mi è chiaro ora che già da molto tempo mi stavo avvicinando a te e tu a me. Sebbene prima del nostro incontro nessuno dei due sapesse dell’esistenza dell’altro, al di là della nostra inconsapevolezza operava con allegra noncuranza una sorta di cieca sicurezza che ha fatto sì che ci trovassimo. Come due uccelli solitari che in ottemperanza a un calcolo celeste sorvolano le praterie sterminate, per tutti questi anni e per tutta la nostra vita passata non abbiamo fatto altro che avvicinarci l’uno all’altra.
Francesca sentì passare lo sconquassato furgone. Era a letto, e aveva dormito nuda per la prima volta dopo chissà quanto tempo. Immaginò Kincaid, con i capelli arruffati dal vento, una mano sul volante e nell’altra una Camel.
Mentre ascoltava il rombo del motore che si allontanava verso Roseman Bridge, recitò mentalmente i versi della poesia di Yeats. “Sono uscito nel bosco di noccioli, perché un fuoco ardeva nella mia testa…”.
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