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I preferiti, sotto l'albero, e tutto quello che resta da dire del 2018

L'avrete capito, no? È il momento dei listoni e cosa c'è di più banale. Eppure confesserò che a me non disturba poi granché, anzi. C'è qualcosa di così compiuto e perciò di rassicurante in una lista stilata con metodo. Per quanto, detto tra noi (ahi ahi ahi), la vostra Rosa qui presente quest'anno abbia letto una quantità di libri semplicemente miserevole. Non che i numeri significhino molto, okay, però oddio una soglia minima di 15 libri, per buona decenza, uno se la dà.
Invece ecco cosa risulta su Goodreads: You have read 13 of 30 books in 2018.
D'altra parte è vero che una Challenge offre una visione alquanto limitata della faccenda, perché, ad esempio, non tiene conto del fatto che per la prima volta da qualche anno non mi sia capitato neanche un libro veramente brutto brutto brutto o che tra i 13 suddetti sia compresa una delle più grandi narrazioni epiche mai concepite o ancora tre opere di saggistica lette a stralci ma che anche così lasciano un bagaglio ragguardevole di roba su cui meditare e che, nel caso a qualcuno interessasse, sono: La natura della narrativa di Scholes e Kellogg, Il soprannaturale letterario di Francesco Orlando (e questi due in particolare vi esorto a leggerli come Vangelo) e In Frankenstein's Shadow di Chris Baldick, che mi spiace ma no, in Italia non è stato tradotto.
I dati ulteriori da registrare:
riletture 1
classici 4
narrativa  4
thriller/noir 1
fantasy 1
racconti 2 (raccolte)
graphic novel 1
saggistica 2
raccolta (di lettere) 1
cartacei 12
e-book 1

Top 5


L'eleganza del riccio, Muriel Barbery: un testamento sulla Bellezza (qui).

Gli americani a Vicenza, Goffredo Parise: una declinazione dei diversi modi di essere narratore di Parise, per scoprire cosa vi piace e cosa no: esempio: per me un racconto come La parola (o La balena Jonas) vale l'intero pacchetto.

La carne, Emma Glass, ossia di quando la fictio esige un credito illimitato e di quanto il tutto possa riuscire ammaliante.

Non ditelo allo scrittore, Alice Basso: puoi prenderlo, rivoltarlo, e non trovargli un solo difetto, al punto che lo consiglieresti (e infatti lo consiglio!), tranquillamente, anche a chi di Vani Sarca non ha letto nulla. Incipit, personaggi, piani temporali, narratori, citazioni, ogni pezzettino è uno slittamento rispetto ai modelli dei libri precedenti e concorre a calibrare e definire una struttura a incastro molto ben congegnata. (Qui).

Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien: un mondo che sembra essere nato da sé, perciò che dire, il perfetto candidato a libro Wow dell'anno, se non fosse che un prodigio si è poi manifestato all'umane genti a testimoniare che non di soli romanzi è fatta la bellezza delle lettere.


Stavolta infatti il libro WOW è anche il libro rivelazione, la sorpresa, la catastrofe (in senso etimologico) del 2018. Anche perché mentre leggevo ero, per davvero, tutta un "Wow-Oh-Oddio-Wow-Wow-Wow". Cioè, come darvi l'idea?, avrei voluto scriverlo io un saggio così su Parise: alla fine ci aveva già pensato Perrella e meno male direi.


Il peggio (non il Male Assoluto comunque) è venuto fuori essere Larsson, da cui mi aspettavo chissà cosa ma poi invece. Che diavolo gli abbia preso da un certo punto in poi a quest'uomo, che si ingarbuglia e vuole dire tutto e poi dice troppo e così di fatto non dice niente, io non lo so, ma so con perfetta, adamantina certezza che chi vomita sentenze ad cazzum sulla trasposizione di Fincher ha un problema ma serio. Altro che Seven: intanto al posto di Brad Pitt abbiamo una Rooney Mara pazzesca, da incubo proprio, ma ben oltre questo è il rituale del carnefice-artista, qui non tanto esibito nell'estetica dei dettagli di scena più truculenti, quanto in una corruzione della psiche che è totale, nella pratica di una scienza disumana distillata con precisione nel monologo finale che è una lezioncina da brivido sul perturbante.

Il meglio in Sala

Su quattro film visti (che desolazione, eh già): due sono il non plus ultra del trash, di cui, indovina indovinello, uno è Cinquanta sfumature di rosso, perché a quel punto era entrato nella tradizione di famiglia (dite che ho una famiglia strana?), l'altro Il Regno Distrutto, perché io ho un cuore debole e il mio debole più grande sono i dinosauri; uno è risultato mediamente decente, soprattutto per gli standard dei più recenti film con protagonisti squali assassini, ed è The Meg, quindi vedete bene che per forza di cose la Pixar vince facilissimamente in partenza con Gli Incredibili 2, che per fortuna però bello è bello davvero, per quanto certo Mr e Mrs Incredibile senza i doppiatori del primo film siano parecchio sottotono (rivoglio Laura Morante, uffa).

Il meglio del cinema in TV

Il viaggio di Arlo, Peter Sohn: e se invece di estinguersi i dinosauri si fossero evoluti fino a sviluppare capacità fono-articolatorie e a capire come sfruttare la terra su cui vivono? Il soggetto in sé già ci piace, ma non è che il punto di partenza, perché questo è un racconto sul trovarsi gettati, da soli, spaventati, in mezzo alla natura selvaggia e insidiosa, perché l'eroe è Arlo, un cucciolo di apatosauro fifone che si ritrova come unica guida in questa avventura un altro cucciolo, ma non di dinosauro, una creatura selvatica e bruta in verità, che però sa tutto sulla sopravvivenza e con la quale imparerà cosa vuol dire diventare adulti.

Arsenico e vecchi merletti, Frank Capra: «E io sono una caffettiera».

Le regole del caos, Alan Rickman: c'è del miracoloso nella verosimiglianza che questo film restituisce di un'epoca d'oro, quella della corte del Re Sole, dove il Re Sole è, forse per la prima volta nella cinematografia, colto in pieno da un credibilissimo Alan Rickman himself, e dove la fotografia, spettacolare, asserve a uno scopo preciso, fare dei giardini di Versailles i protagonisti assoluti.
Non vederlo è perdersi qualcosa, nel senso più vero.

Il labirinto del fauno, Guillermo Del Toro: l'integrazione tra gli elementi del soprannaturale (creature antiche quanto c'era una volta) e del reale (la Spagna di Franco) è perfetta e sconvolgente e la crudezza del sangue impregna senza attenuazioni la pellicola di una bellezza letale.

Io ti salverò, Alfred Hichcock: pensate Hitch che incontra Dalí, cosa poteva uscirne?

Bonus
Pulp fiction, Quentin Tarantino: per me potrebbe anche iniziare e finire tutto con Harvey Keitel.

Il meglio del TV Serial

La classifica, io ve lo dico, è molto sofferta:

La mafia uccide solo d'estate, Capitolo 2, Luca Ribuoli: qui è dove ognuno dei componenti della famiglia Giammarresi a un certo punto dovrà incontrare il proprio destino, e i due che ne escono peggio, Massimo e Angela, sono però anche quelli che offrono allo spettatore un'evoluzione inaspettata, ma chi frantuma tutte le regole è un irriconoscibile Frassica, frate gaudente e connivente, un villain da paura.

I medici, Lorenzo il Magnifico, Jon Cassar: period drama da manuale, anche meglio della prima serie, sceneggiatura serratissima, in cui il climax si costruisce da capo a ogni episodio, costumi per cui l'occhio ringrazia sentitamente, personaggi che non si accartocciano su se stessi ma le cui potenzialità, al contrario, esplodono come i legami di forza tra famiglie e individui si rinsaldano o si spezzano al punto di non ritorno.

L'amica geniale, Saverio Costanzo: ferocia, disperazione, rivalità, il rione di Lila e Lenù è una gabbia, sociale, mentale, dove vivo o morto puoi solo soccombere.

Fuori (di pochissimo, giuro) dal podio, Rocco Schiavone: l'espressività di Giallini è qui al suo massimo storico probabilmente, ma i comprimari pure fanno del loro meglio (e ci riescono) per restarti impressi (D'Intino e la sua proverbiale abruzzesità che all'orecchio di un'abruzzese è straniante mica poco), e poi tutta questa umanità, perlopiù infetta, con cui il rude vicequestore ha a che fare, per cui prova un sincero ribrezzo, pur nella consapevolezza di essere soltanto, anche lui, un altro emerito coglione.

Cose da aspettare con giusta ansia

The Starless Sea, Erin Morgenstern, perché io l'ho già detto di cosa è stata capace nel suo esordio la Morgenstern, no?

L'ultimo caso della ghostwriter, Alice Basso, e anche qui, ma cosa parlo ancora a fare?

La forchetta, la strega e il drago, Christopher Paolini, ecco, qui invece darvi un paio di dritte non sarà vano, suppongo, perché, d'accordo, Inheritance non ha soddisfatto neanche la metà delle pachidermiche aspettative che ci eravamo fatti, da ragazzini, con Eragon e poi, più grandicelli, con Brisingr, però io una partaccia più dura di così a Paolini, onestamente, non saprei farla.

Toy Story 4, Josh Cooley: a parte che Woody scisso da Frizzi è una roba di cui non mi capacito, ma poi con il terzo film Lee Unkrich aveva già tutto magnificamente concluso, di un ulteriore sequel non si sentiva proprio necessità, quindi boh, attacchiamoci al primo Santo disponibile.

Sotto l'albero


Tutta roba che bramavo da un casino di tempo, Frank Miller per primo, perché come puoi millantare una qualche facoltà di giudizio per canonizzare il Batman di Nolan come il miglior Batman realizzato, se poi però non hai letto il Batman di Frank Miller, ma scherziamo? No no, sarebbe di una tale pochezza intellettuale.
Moore, sappiate, l'ho ordinato in inglese per sbaglio, niente di più facile in effetti, dato che praticamente tra la cover dell'edizione in lingua e quella italiana non sussistono differenze che saltino all'occhio mentre stai facendo spese su Amazon e casualmente te lo trovi sbattuto in faccia come di nuovo disponibile. Però dai, che cacchio, al punto in cui sono, cioè dopo essermi fusa gli ingranaggi cerebrali sul saggio di Baldick, per la mia tesi su Frankenstein, si suppone che la strada sia un pelino più in discesa.
E quanto a Parise poi, io l'ho detto e ripetuto più volte nell'ultimo anno che con lui ancora non ho nemmeno iniziato. Insomma oh, se scopri che uno scrittore riesce ad essere trascinante anche quando di quello che sta dicendo capisci un tubo, un certo legittimo dubbio ti viene.
Ma il meglio del meglio, in una scala non quantificabile, è la pagina scarabocchiata che vedete qui in basso e il motivo, come sto per spiegarvi, è del tutto sentimentale.


Ho segnato la data, sabato 15 dicembre, praticamente d'istinto, senza pensarci, ma in realtà non è che ci sperassi granché: con i tuoi oberati di lavoro sotto le feste (è così che va, con un negozio artigianale di pasta fresca-barra-pasticceria a conduzione famigliare che in realtà mamma gestisce da sola con l'aiuto di papà), una trasferta fuori regione per incontrare una delle autrici viventi che più stimi è l'ultima cosa che puoi chiedere. Si dà il caso però che io sia una persona veramente fortunata, ma' e pa' riescono a farci stare anche questo enorme regalo per Natale, così accade davvero: sono a una presentazione con Alice Basso e  tanto faccio fatica a convincermi di questa cosa persino mentre lo scrivo che se non apro il libro e controllo che realmente la dedica sia lì, potrei anche pensare di essermi semplicemente sognata tutto, il che sarebbe molto meno improbabile, credetemi, perché è esattamente il tipo di sogno masochista che faccio in genere. Comunque è tutto verissimo e addirittura per una manciata di minuti (in mezzo alla calca del dopo-presentazione) con Alice scambio anche qualche parola, ad esempio sul fatto che se in giro non si trova chi abbia le palle di finanziare una produzione coraggiosa per adattare i suoi libri, per carità, che i diritti d'autore se li tenga sotto chiave, ci accontenteremo di rileggere per la trecentomilionesima volta le avventure di Vani su carta/e-book (o di aprire un gruppo di supporto tipo alcolisti anonimi). Poi succede anche un'altra cosa, piuttosto interessante: le dico come stanno le cose, non sono una super-blogger, neanche collaboro con Garzanti, ma, se lei ci sta, io la intervisterei molto volentieri. Non faccio in tempo a chiudere la mia bocca (irrigidita da un sorrisone idiota), che di colpo mi ritrovo a fissare la sua e-mail. HOLY SHIT, come direbbe una vera lady.

Facciamo una cosa 
non del tutto inutile
ovvero
la
TBR
ovvero 
come preparare il botto
per il nuovo anno

La mia cosa preferita sono i mostri, Emil Ferris, Bao Publishing
Il soprannaturale letterario, Francesco Orlando, Einaudi
Il ritorno del cavaliere oscuro, Frank Miller, RW Edizioni*
Il cavaliere oscuro colpisce ancora, Frank Miller, RW Edizioni
The Killing Joke, Alan Moore, DC Comics
Il grande sonno, Raymond Chandler, Feltrinelli
L'odore del sangue, Goffredo Parise, BUR
Il padrone, Goffredo Parise, Adelphi
Il principe di Galles va in vacanza, Billy Wilder, Lindau
La macchia umana, Philip Roth, Einaudi
Lo Hobbit, J.R.R. Tolkien, Bompiani
Say goodbye to Hollywood, Jenny Trout
L'ultimo caso della ghostwriter, Alice Basso, Garzanti (uscita maggio)
Jum Fatto di Buio, Elisabetta Gnone, Salani Editore
L'egoista, George Meredith, Frassinelli (rilettura)
La meccanica del cuore, Mathias Malzieu, Feltrinelli
Chocolat, Joan Harris, Garzanti
L'altra metà del mondo, Gabrielle Zevin, Nord
Un ragazzo normale, Lorenzo Marone, Feltrinelli
Ebano, Ryszard Kapuściński, Feltrinelli
Il Regno di Ga'Hoole, Kathryn Lasky, Mondadori
Il colore della magia, Terry Pratchett, Salani Editore 
La natura della narrativa, Robert Scholes e Robert Kellogg, Il Mulino
L'ombra del vento, Carlos Ruiz Zafón, Mondadori (rilettura)
Il gioco dell'angelo, Carlos Ruiz Zafón, Mondadori
Il prigioniero del cielo, Carlos Ruiz Zafón, Mondadori
Il labirinto degli spiriti, Carlos Ruiz Zafón, Mondadori
Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas, Edizioni San Paolo


* Magari non lo sapevate, ma RW, pronuncia corretta /ru/, è la traslitterazione nell'alfabeto latino del glifo egizio che rappresenta il leone, che infatti compare nel logo della casa editrice


Commenti

  1. Ciao ragazza, è sempre un piacere leggerti. Il Signore degli anelli è tanta roba, un libro letto tantissimi anni fa, una rivelazione. Da quel momento ho faticato ad andare d'accordo con il genere fantasy poiché niente era all'altezza. La Basso lo sai...cosa te lo dico a fare? Ho visto che forse leggerai Lo Hobbit. Magnifico. Quello è stato uno dei pochissimi libri che ho riletto.
    Un abbraccio :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E a me fa un sacco piacere trovarti sempre qui, la mia Baba nei secoli fedele.
      Comunque la ragazza con cui parli ha una missione, leggere un Tolkien all'anno per i prossimi decenni, quindi Lo Hobbit? Ovvio che sì, lo sto già pregustando. Poi per quest'anno è atteso anche il biopic "Tolkien"!
      A te un bacione (SMACK!) e tantissimi auguri di buone feste.

      Elimina

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